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mercoledì 2 maggio 2012
Il trasloco
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lunedì 30 aprile 2012
Porte Rosse
C'è uno stadio che è più mitico di San Siro. Mi ci sono affezionato da bambino e non l'ho più dimenticato, si chiama lo stadio delle "Porte Rosse".
L'origine del nome è controversa. C'è chi tira in ballo ragioni politico-ideologiche: il rosso del vecchio PCI. Chi, meno poetico e più concreto, fa notare che il colore delle porte un tempo era rosso appunto.
Niente righe di gesso a delimitare il campo. I contorni segnati da una collinetta e da un torrente, un affluente del Tevere.
Ogni volta che qualcuno rinvia è una sfida contro la corrente. Se perdi, il fiume si porta via la palla.
Alle "Porte Rosse" si gioca una volta a settimana, la domenica mattina verso le 10,30.
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martedì 24 aprile 2012
Club Italia
Club Italia è un progetto sperimentale di Federvolley. Le giovani promesse della pallavolo vengono fatte giocare insieme in una squadra, Club Italia appunto.
Ragazzi di 19-20 anni, solo italiani, niente stranieri.
Partecipano al campionato di serie B, non vengono promossi, non retrocedono. Giocano e fanno esperienza contro squadre vere.
L'allenatore è Maurizio, un signore di 38 anni con un passato in Serie A. Lo conosco perché i suoi figli vanno all'asilo con mia figlia, almeno fino a fine mese. Si perché tra una settimana Maurizio e la sua famiglia tornano a Milano.
Club Italia chiude.
Nonostante i 32 punti realizzati questa stagione (contro i 9 della scorsa), nonostante i giovani qui giochino e crescano sereni, senza pressioni.
I grandi club premono per avere i ragazzi e la Federazione non può competere contro di loro, non può pagare più di tanto, soprattutto in tempi di crisi.
Tra pochi giorni non incontrerò più Maurizio, non passeremo più quei 5-10 minuti davanti all'asilo a parlare di pallavolo e giornalismo.
Maurizio parte ma con lui non se ne vanno soltanto sua moglie e i suoi due figli. Con lui se ne va un progetto intelligente, un investimento sul futuro, sui giovani, sullo sport e forse su un paese migliore.
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domenica 22 aprile 2012
Il falsario
“Volevo fare l’artista, poi la vita ha deciso diversamente”. Adolfo Kaminsky non ha mai dipinto quadri o modellato sculture ma di opere d’arte ne ha fatte parecchie. Ha stampato migliaia di passaporti, carte d’identità, certificati di nascita e di battesimo. Tutti falsi.
Kaminsky ha lavorato per gli ebrei in fuga dai nazisti, per gli antifranchisti spagnoli, per i rivoluzionari latinoamericani. Ha salvato vite.
Figlio di ebrei russi emigrati in Germania, oggi ha 86 anni e vive a Parigi. Un libro scritto dalla figlia racconta la sua storia.
Costretto a nascondersi, a scappare dai rastrellamenti, dalle persecuzioni, ha lavorato in un laboratorio clandestino. Ha studiato la chimica, la fotografia, la pittura, il disegno, la calligrafia. Ha aiutato gente qualsiasi e personaggi importanti come Giangiacomo Feltrinelli e Daniel Cohen-Bendit.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è stato prima reclutato dai servizi segreti francesi, poi ha collaborato con gli indipendentisti algerini.
Estro e ideali. Tanti sacrifici e un record di cui andare fiero: nessuno è mai stato arrestato perché scoperto con documenti falsificati da lui.
Vere opere d’arte.
lunedì 16 aprile 2012
SAMO
«Una notte stavamo fumando erba ed io dissi qualcosa sul fatto che fosse sempre la stessa merda, The Same Old Shit. SAMO, giusto? Immaginatevi: vendere pacchi di SAMO! È così che iniziò, come uno scherzo tra amici, e poi crebbe.» |
Jean-Michel Basquiat racconta così la nascita dello pseudonimo con cui taggavano i graffiti lui e il suo amico Al Diaz.
Writer, pittore, Jean Michel Basquiat è uno dei più geniali artisti contemporanei. Ha portato i murales dalle strade alle gallerie d'arte.
E' morto nel 1988, ucciso da un'overdose, aveva solo 28 anni.
SAMO fece la sua comparsa sui muri di New York nel 1977. Erano gli Stati Uniti, erano gli anni settanta ma SAMO si adatta bene anche all'Italia di oggi.
Calza a pennello.
Per quello che vediamo in parlamento, per quello che vediamo ogni giorno nelle nostre città, per quello che vediamo ogni giorno in televisione.
SAMO.
The Same Old Shit.
giovedì 12 aprile 2012
La ricetta perfetta
Metti un regime in crisi di credibilità interna, metti un governo in crisi di credibilità internazionale. Mescola bene tutto, ecco la ricetta perfetta per una guerra.
Trenta anni fa il conflitto delle isole Falkland (Malvinas, detto all'argentina).
Il 2 aprile del 1982 la giunta militare di Buenos Aires, nel pieno di una pesante crisi economica, gioca la carta del nazionalismo e ordina l'invasione dell'arcipelago. Un pugno di terra immerso nell'Oceano Atlantico, al largo delle coste meridionali dell'Argentina, ma sotto il controllo del Regno Unito.
A Londra il primo ministro Margaret Thatcher vive un momento difficile, è in bilico. Viene contestata dall'opposizione laburista ma anche dal suo stesso partito, dai conservatori. All'estero il prestigio della Gran Bretagna non è più quello di un tempo.
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domenica 8 aprile 2012
Buenos Aires 451
All’aeroporto Ezeiza di Buenos Aires c’è un capannone gigantesco. Un capannone talmente pieno che non si riesce nemmeno ad entrare. Impilati in pacchi di cartone di tutte le dimensioni ci sono più di un milione di libri. Volumi provenienti da tutto il mondo, bloccati da settimane alla dogana.
“Tutta colpa dell’errata interpretazione di una recente normativa”, ha spiegato il segretario del Commercio argentino. Secondo questa legge, prima di realizzare un’opera commerciale, occorre certificare che gli inchiostri impiegati non contengano più dello 0,06 per cento di piombo.
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sabato 7 aprile 2012
Diversità
Sono a Londra, è mattino e con mia figlia guardo i programmi per bambini della BBC. C'è Mr. Tumble, un signore sui 45 anni, un po' grassottello, che fa il clown. Ma non è lui a catturare la mia attenzione, a colpirmi sono i suoi compagni di giochi. Sophie, Claire e Tyron hanno sui 9, 10 anni. Tyron e Sophie sono su una sedia a rotelle, Claire ha la sindrome di Down.
L'idea della trasmissione è di far passare una giornata particolare a bambini particolari. Insieme agli istruttori saltano sui tappeti elastici, giocano a curling (più o meno le nostre bocce) pattinano sul ghiaccio in carrozzella.
Mr. Tumble gioca, scherza, parla nella lingua dei segni per farsi capire dai bambini non udenti ma soprattutto racconta ai più piccoli la diversità con naturalezza.
Mia figlia guarda rapita e fa mille domande: vuole sapere perché quei bambini non possono saltare, correre e pattinare sulle loro gambe. Mr. Tumble dura mezz'ora e quando finisce quasi mi dispiace. Mia figlia vorrebbe vederne un altro ma non c'è.
Mia figlia guarda rapita e fa mille domande: vuole sapere perché quei bambini non possono saltare, correre e pattinare sulle loro gambe. Mr. Tumble dura mezz'ora e quando finisce quasi mi dispiace. Mia figlia vorrebbe vederne un altro ma non c'è.
Cambiamo canale, grazie al satellite possiamo vedere anche la televisione italiana.
Facciamo un po' di zapping tra tv pubblica e privata, non c'è grossa differenza. Mente alla BBC si racconta ai bambini la diversità, da noi c'è chi cucina la carbonara con le noci, chi tiene in braccio un canguro di pochi mesi, chi risolve il giallo dell'anno...
Non posso non farmi una domanda: chi sono davvero i diversi?
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lunedì 2 aprile 2012
Ve lo buco sto pallone
Un Tango 5.000 lire, un Super Tele 1.500 lire. Quando ero piccolo erano questi i prezzi della felicità. Il mercato dei palloni da calcio era stabile. I prezzi erano fissi e la qualità si pagava.
Il Tango era bianco e nero, gomma dura, pesante, buon controllo. Il Super Tele lo fabbricavano di tutti colori, plastica fina, leggero, ingestibile. In gergo si diceva che “andava con il vento”, ed era vero. Sapevi da dove partiva il tiro, impossibile capire dove sarebbe andato a finire.
La scelta della palla non era solo una questione tecnica, era un fatto di classe sociale. Aristocrazia versus proletariato. In mezzo ovviamente c’era la borghesia, c’era il Super Santos. 3.000 lire e un solo colore: l’arancione. Né troppo spesso né troppo fino, né troppo pesante né troppo leggero. Era una palla per tutte le stagioni. Se il Tango era il pallone della destra e il Super Tele quello della sinistra, il Super Santos stava al centro, era democristiano.
Chi azzerava le divisioni politiche, economiche e sociali era la mia vicina di casa, la signora Boco. Lei non credeva né nel libero mercato né nello stato sociale, era un’anarchica, era un’autarchica: completamente autosufficiente. Coltivava un orto con insalata, fagioli, piselli, cipolle, patate, carote. E poi aveva galline, piccioni, tacchini e conigli.
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mercoledì 28 marzo 2012
Buon compleanno Zucca
La Zucca Bacata compie un anno.
Questo blog è nato il 28 marzo del 2011 a Ventimiglia. Ero lì per lavoro, a seguire la storia dei tunisini che volevano raggiungere la Francia.Dopo un viaggio nel Mediterraneo con barche di fortuna erano arrivati a Lampedusa, avevano attraversato tutta l'Italia e cercavano di superare il confine per raggiungere parenti e amici.
La Francia però non li voleva e aveva chiuso le frontiere. Ma i ragazzi del Maghreb erano determinati, non si arrendevano, ci provavano in tutti i modi: in treno, a piedi, a nuoto, arrampicandosi sulla montagna e rischiando la vita sul passo della morte.
Una notte ho attraversato la frontiera con loro, siamo arrivati insieme a Mentone e proprio in quel momento ho avuto la sensazione di vivere una storia importante, una di quelle che ti ricordi.
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venerdì 23 marzo 2012
Man on the moon
Il film Man on the moon non racconta lo sbarco dell'uomo sulla luna. Il film Man on the moon è la storia di Andy Kaufman, comico e attore statunitense. Andy è nato nel 1949 e morto nel 1984 per un cancro ai polmoni, così dicono gli atti ufficiali. Ma Andy non ha mai fumato e anche per questo sono in molti a credere che sia ancora vivo. Si perché la grandezza di Andrew Geoffrey Kaufman era proprio questa: portare all'esasperazione lo scherzo. Più di una volta aveva detto di voler inscenare la sua fine. Andy ha passato la vita a prendersi gioco del pubblico.
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martedì 20 marzo 2012
Le prigioni di Omar
Omar ha diciannove anni. Quattordici mesi fa è scappato dal suo paese, il Sudan, è scappato dalla guerra. Ha attraversato il deserto. Ha pagato per un passaggio a bordo di un camion, poi ha camminato a piedi, ha visto morire i suoi compagni di viaggio, rimasti senz'acqua a 50 gradi. E' entrato in Libia da clandestino e la polizia lo ha arrestato. In galera c'è rimasto cinque mesi, fino a quando i suoi familiari sono riusciti a corrompere le guardie. Una volta fuori, a Tripoli, Omar ha aspettato la notte giusta, quella senza vento e senza nuvole, quella con il mare calmo. E' salito su un barcone e ha attraversato il Mediterraneo. Tre giorni e tre notti in mezzo al mare, poi il motore si è rotto e la carretta ha cominciato a imbarcare acqua. Alcuni si sono fatti prendere dal panico e si sono buttati in mare, sono morti annegati. Omar ha aspettato, a salvarlo è arrivato un peschereccio, poi una motovedetta della Guardia Costiera. Sbarcato sul molo di Lampedusa lo hanno avvolto in una coperta termica. Ha passato la notte nel presidio medico dell'isola. Ipotermia. Da li hanno portato nel centro di identificazione e espulsione (Cie). C'è rimasto tre settimane. Poi è stato trasferito in un altro Cie, in un'altra città italiana. C'è rimasto un mese. Ora è fuori, in attesa gli venga riconosciuto lo status di rifugiato politico. Vorrebbe andare in Francia, a Nizza, dove vivono i suoi fratelli e le sue sorelle, ma non può. La legge dice che è il paese europeo dove uno arriva a dover curare le pratiche di asilo e finché tutto il procedimento non è concluso, il richiedente non se ne può andare. Omar è fuggito dalla guerra ma è stato fatto prigioniero, prima dalla polizia libica, poi dalla burocrazia italiana.
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venerdì 16 marzo 2012
Melting Pot, maybe not
Roma, Stadio Olimpico, sulla pista d'atletica la neve, in campo 30 bestioni in calzoncini e maniche corte. C'è Italia-Inghilterra di rugby. Termometro sotto lo zero, ad ogni mischia le magliette bianche e azzure sputano sudore e fumo. Ad ogni pausa i 72 mila sugli spalti sputano cori e birra. Tanti inglesi, quasi tutti vicino a me. Meno male che il rugby è lo sport del fair play. Che bello ci sono anche le famose famigliole con i bambini, ne ho una proprio davanti. A sinistra il padre, biondino sulla quarantina. A destra la madre, biondina sulla trentina. In mezzo i figli, biondini sulla decina. In fondo il rugby è anche un trovarsi di culture diverse, penso, molto diverse.
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martedì 13 marzo 2012
Vuoi mettere...
Stanno tutti insieme, i ragazzi Indie, il bluesman nero e grasso, la band che ha fatto la storia del rock. Posto ce n'è, tecnologia e democrazia. Ordine alfabetico e numerico. 0,1,0,1,0,1,0,1. Sequenza di bit. La chitarra di Jimi, il flauto di Jan, la voce di Eddie. Comodo avere tutto in pochi centimetri. Puoi fare il bagno con Janis Joplin, andare al mare con Morrissey, in piscina con i Black Keys, in macchina con Tom Waits. Mp3, memoria esterna, computer. Clic, skip, shuffle... Ma vuoi mettere alzarsi dal divano per cambiare lato, ricordarsi se quella canzone sta sul lato A o sul lato B. Vuoi mettere la puntina che gracchia, il disco che si incanta. Guadagnarti ogni pezzo, rubarlo ai graffi e alla polvere. Vuoi mettere? No dai non mettere, il vinile è sempre il vinile.
domenica 26 febbraio 2012
Statue di cera
Questa notte l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences consegna premi all'eccellenza del cinema tradizionale. Sono gli Academy Awards, gli Oscar. La cerimonia di premiazione è seguita da milioni e milioni di telespettatori, non solo negli Stati Uniti. Non a caso la notte degli Oscar si tiene nella settimana durante la quale vengono calcolati gli indici di ascolto televisivi statunitensi.
giovedì 23 febbraio 2012
La farfalla granata
Questa è una storia di coincidenze e fatalità. La storia di un calciatore che se fosse ancora vivo, oggi compierebbe 69 anni. Ma non lo avremmo visto in un salotto televisivo a parlare di arbitri e moviola, a recitare un copione già scritto e condito di banalità e retorica. Si perché Luigi (Gigi) Meroni era diverso, dentro e fuori dal campo.
Famiglia umile, orfano di padre, amava il calcio ma il pallone non gli dava da mangiare, così per aiutare sua madre e i suoi due fratelli disegnava cravatte di seta. Gigi però continuava a giocare, a crescere e a piacere, prima ai dirigenti del Como, poi a quelli del Genoa, infine a quelli del Torino.
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lunedì 20 febbraio 2012
Al Dievél
Lo vedi e capisci perché lo chiamavano il Diavolo. Il naso appuntito, la fronte alta tagliata da sopracciglia affilate, gli occhi spiritati. O forse la somiglianza non c'entra nulla e questo era il suo soprannome perché ha visto l'inferno, il fuoco, le fiamme, la morte della Seconda Guerra Mondiale. Germano Nicolini era un partigiano, comandante del terzo battaglione SAP, 77ª Brigata Manfredi di Reggio Emilia. Ha fatto la guerra di Liberazione, la Resistenza , il suo nome di battaglia era Al Dievél. Del resto, dicevano i suoi compagni, solo il Diavolo riesce a scappare in quel modo dai tedeschi.
giovedì 16 febbraio 2012
Jenna la regina
Jenna Marie Massoli è un portento di donna. Ha 38 anni ma valgono doppio. Nasce nel 1974 a Las Vegas e nelle sue vene scorre anche sangue italiano. Vita dura quella di Jenna, a due anni perde la madre, portata via da un cancro insieme ai risparmi della famiglia, bruciati in spese mediche. Con il padre e il fratello si sposta tra Nevada, Arizona e Montana, vivendo in una casa mobile. A sedici anni Jenna fa l'autostop tornando dalla festa del liceo, si ferma un pick-up con quattro ragazzi che la violentano e la massacrano a colpi di pietra. Ha sempre sedici anni quando viene stuprata di nuovo, questa volta dallo zio del suo fidanzato. Jenna non dirà mai nulla a suo padre.
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martedì 14 febbraio 2012
Libreville, centro del mondo
Questa storia comincia a Libreville 19 anni fa. Il 27 aprile del 1993 un DHC-5 si schianta in mare a poche centinaia di metri dalla capitale del Gabon. A bordo c'è la nazionale di calcio dello Zambia, sta andando in Senegal a giocarsi la qualificazione ai mondiali del 1994. Ma il pilota è stanco, ha la testa pesante e i riflessi rallentati da due scali e un viaggio di ritorno dalle Mauritius, dove è andato riprendere proprio la squadra. Un motore prende fuoco, la strumentazione di bordo va in tilt e lui disattiva quello sbagliato. Nessuno sopravvive allo schianto sull'Oceano Atlantico. A ricordare quel giorno un monumento davanti allo stadio di Lusaka, la capitale dello Zambia.
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venerdì 10 febbraio 2012
Il bianco e il nero
Il 10 febbraio del 1996 un computer dell’IBM soprannominato Deep Blue sconfigge per la prima volta un campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov. Ma a me piace raccontare un’altra storia, una storia di uomini e non di macchine. La storia di Robert James Fischer.
La testa china sulla scacchiera, intorno il silenzio. Il bianco e il nero si incrociano, si intrecciano con le strategie perse in fondo al cervello. Il segreto è riuscire a pensare una mossa in più del tuo avversario. E Robert James Fischer ci riusciva sempre. C’era riuscito contro il russo Spasskij, nel 1972, quando gli aveva strappato il titolo, primo americano a diventare campione del mondo. Lo stesso titolo perso tre anni dopo per essersi rifiutato di difenderlo. Eccentrico, stravagante, talentuoso, folle, innovatore, geniale. Sul prodigio Bobby Fisher si sono sprecati centinaia di aggettivi ma nessuno ha mai centrato in pieno una personalità così complessa. Prima eroe nazionale della ‘Guerra Fredda’ per aver battuto il russo, poi traditore della patria, arrestato in Giappone proprio su mandato degli Stati Uniti. Non gli hanno mai perdonato quella partita giocata in Jugoslavia nel 1992, quando il Paese era sotto l’embargo dell’Onu.
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mercoledì 8 febbraio 2012
Linee di terrore
Rotoli di carta, monitor digitali. Vecchi o nuovi, i sismografi raccontano tutti la stessa storia. Se disegnano una linea retta va tutto bene, se compaiono le onde c'è un problema. Un po' il contrario di un elettrocardiogramma. Nella sala sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia vengono registrate scosse in continuazione, in tutta Italia. La maggior parte sono di lieve entità e molto in profondità, alcune invece salgono in superficie e aumentano di intensità.
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domenica 5 febbraio 2012
La neve
Diciamo la verità, la neve è bella, è romantica, ci fa tornare un po' bambini. Ma siamo onesti, se non hai un paio di sci ai piedi, la neve è divertente per un'oretta, poi diventa una gran rottura di palle!
Giulia B. Scrive su Twitter
Alema' se io vivessi in campagna e possedessi una pala, la neve l'avrei pure spalata. Ma sto ar Pigneto, Alema'! (vedi filmato)
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giovedì 2 febbraio 2012
La parabola dell'antenna
All'ingresso ci sono otto campanelli e otto cognomi, quindi nel palazzo dovrebbero vivere più o meno otto famiglie. Eppure sul tetto ci sono oltre venti antenne e sei parabole. I conti non tornano, e non solo nel condominio davanti a casa mia. Roma è piena di pali di ferro arrugginiti che fanno a gara a chi è più alto e più brutto.
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martedì 31 gennaio 2012
L'ultimo calcio di Vinnie
Vinnie Jones è un ex calciatore gallese. Ha giocato in nazionale e in Premier League, indossato la maglia di Leeds, Chelsea, Wimbledon, vinto la FA Cup nel 1988. Personaggio controverso Jones, uno che ha passato metà della sua vita a tentare di uccidere i suoi avversari su un campo di calcio (vedi foto) e una volta c'è quasi riuscito: con un tackle ha rovinato la carriera al difensore del Tottenham, Gary Stevens. Detiene anche il record per l'espulsione più veloce, dopo soli tre secondi.Oggi Jones fa l'attore, ha recitato in un paio di film cult di Guy Ritchie, in pellicole da Blockbuster come X-Men ma soprattutto ha cambiato vita. Ha prestato la sua faccia da duro alla British Heart Foundation e in un video spiega come rianimare chi ha avuto un arresto cardiaco. Ora invece di cercare di ammazzare la gente, prova a salvarla.
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venerdì 27 gennaio 2012
Memoria corta
"E' accaduto una volta, può accadere ancora". Questo scriveva Primo Levi sull'Olocausto. E nel giorno della memoria, a vedere com'è stata ridotta questa macchina parcheggiata nel quartiere Fleming a Roma, non si fatica a crederlo.
venerdì 20 gennaio 2012
La solitudine del soccorritore
E' notte, una delle tante. Hai tutto quello che ti serve, radar e radio accesi, mappe nautiche, orari di partenza e arrivo delle navi, caffè. Al di là della vetrata c'è il mare ma non si vede. Sono anni che non lo vedi davvero, chiuso nel tuo ufficio sul molo del porto. Il faro scandisce i tempi illuminando il vuoto, tutto nero. In fondo, pensi, il tuo è un lavoro anche noioso. Poi il telefono squilla, ti coglie quasi di sorpresa.
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giovedì 12 gennaio 2012
Stelle volanti
Il John Wayne Airport si trova a sud di Los Angeles, tra Santa Ana e Newport Beach, in California. Uno scalo minore ma neanche troppo, per andare a Disneyland si passa di qui. Nel 1979, l'anno della sua morte, fu intitolato al volto dei western americani. In Italia c'è un caso simile, l'aeroporto che ricorda Federico Fellini a Rimini. Leggende ed icone del cinema come statisti e grandi inventori. Sul fatto che Fellini, Sandro Pertini, Leonardo da Vinci si meritino un aeroporto non c'è dubbio.
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martedì 10 gennaio 2012
Buon appetito
Ogni persona che entra fa le stesse domande: ma mangia davvero? Le foglie si chiudono? Si chiama dionaea muscipula e sta sulla mia scrivania, in redazione. Non è bella ma ha un suo fascino. Richiama posti esotici, lontani, eppure in Italia ci vive benissimo. Ha bisogno di un ambiente umido, caldo e tanta luce. Sulla pianta carnivora circolano un'infinità di storie, molte leggende metropolitane. Si dice che alcune, un po' più grandi, mangino i topi. Su Internet c'è chi sostiene che esistono quelle che divorano gli uomini. La mia si accontenta di qualche insetto. Ok, va bene, ho capito, ora anche voi volete vedere se mangia davvero e le foglie si chiudono. Guardatevi il video va...
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lunedì 2 gennaio 2012
Giostra Spa
Quando ero piccolo io aveva un qualcosa di romantico. C'erano solo i cavalli, al massimo una carrozza che in quelle più avveniristiche era a forma di zucca. Il proprietario l'aveva ereditata da suo padre, che l'aveva ereditata da suo padre, che l'aveva ereditata da suo padre e così via. Oggi i cavalli quasi non si vedono più, persi tra cammelli, elefanti, leoni, tigri, addirittura struzzi.
Quando ero piccolo io costava poche lire e se eri fortunato vincevi un giro omaggio. Il proprietario la faceva partire e la fermava a mano, di norma dopo tre-quattro minuti, ma se si distraeva dopo aver scroccato una sigaretta diventavano anche cinque. Oggi è tutto automatizzato, un giro costa un euro e cinquanta (senza scontrino) e dura tre minuti e mezzo, non un secondo di più.
Quando ero piccolo io costava poche lire e se eri fortunato vincevi un giro omaggio. Il proprietario la faceva partire e la fermava a mano, di norma dopo tre-quattro minuti, ma se si distraeva dopo aver scroccato una sigaretta diventavano anche cinque. Oggi è tutto automatizzato, un giro costa un euro e cinquanta (senza scontrino) e dura tre minuti e mezzo, non un secondo di più.
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