Rotoli di carta, monitor digitali. Vecchi o nuovi, i sismografi raccontano tutti la stessa storia. Se disegnano una linea retta va tutto bene, se compaiono le onde c'è un problema. Un po' il contrario di un elettrocardiogramma. Nella sala sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia vengono registrate scosse in continuazione, in tutta Italia. La maggior parte sono di lieve entità e molto in profondità, alcune invece salgono in superficie e aumentano di intensità.
E allora succede quello che è successo in Friuli nel 1976, in Umbria e nelle Marche nel 1997, in Abruzzo nel 2009. I tracciati di quelle scosse sono incorniciati al muro. Onde impazzite che parlano di magnitudo ma non raccontano cosa significhi vivere un terremoto.
E allora succede quello che è successo in Friuli nel 1976, in Umbria e nelle Marche nel 1997, in Abruzzo nel 2009. I tracciati di quelle scosse sono incorniciati al muro. Onde impazzite che parlano di magnitudo ma non raccontano cosa significhi vivere un terremoto.
Nessun commento:
Posta un commento