lunedì 2 aprile 2012

Ve lo buco sto pallone

Un Tango 5.000 lire, un Super Tele 1.500 lire. Quando ero piccolo erano questi i prezzi della felicità. Il mercato dei palloni da calcio era stabile. I prezzi erano fissi e la qualità si pagava.
Il Tango era bianco e nero, gomma dura, pesante, buon controllo. Il Super Tele lo fabbricavano di tutti colori, plastica fina, leggero, ingestibile. In gergo si diceva che “andava con il vento”, ed era vero. Sapevi da dove partiva il tiro, impossibile capire dove sarebbe andato a finire.
La scelta della palla non era solo una questione tecnica, era un fatto di classe sociale. Aristocrazia versus proletariato. In mezzo ovviamente c’era la borghesia, c’era il Super Santos. 3.000 lire e un solo colore: l’arancione. Né troppo spesso né troppo fino, né troppo pesante né troppo leggero. Era una palla per tutte le stagioni. Se il Tango era il pallone della destra e il Super Tele quello della sinistra, il Super Santos stava al centro, era democristiano.
Chi azzerava le divisioni politiche, economiche e sociali era la mia vicina di casa, la signora Boco. Lei non credeva né nel libero mercato né nello stato sociale, era un’anarchica, era un’autarchica: completamente autosufficiente. Coltivava un orto con insalata, fagioli, piselli, cipolle, patate, carote. E poi aveva galline, piccioni, tacchini e conigli.
Un impero costruito con il sudore e una missione precisa: difenderlo a tutti i costi, con il filo spinato, con la guerra psicologica.
“Ve lo buco sto pallone”, gridava ogni volta che giocavamo davanti a casa sua. L’asfalto era il nostro stadio, la saracinesca del garage il tiro azzeccato, l’orto della signora Boco quello sbagliato. Che fosse Tango, Super Tele o Super Santos non faceva differenza. Le forbici erano uguali per tutti.

2 commenti:

  1. Li ho avuti e bucati tutti sulle rose del giardino. Pianti a non finire. Ciao Alessio, sono 20 anni che non ti vedo.
    Beatrice di Gubbio

    RispondiElimina
  2. C'era anche, se ben ricordi, un pallone che stava più a sinistra del Super Tele. Il pallone della Democrazia Proletaria. Era il pallone di cuoio, quello ricevuto a Natale, ma ormai bucato e dimenticato per giorni e giorni in cortile, magari sotto la pioggia. Piccolo, bitorzoluto ed indurito dal sole, quel pallone non accettava ricercatezze e ricompensava il piede buono e quello cattivo con la stessa moneta. Molto democratico, sul serio. Lo colpivi solo si punta...un ffffffffffff ti informava che il colpo era stato ben assestato. Pallone di lotta e di rivincita. Davvero proletario.
    Armando

    RispondiElimina