domenica 8 aprile 2012

Buenos Aires 451

All’aeroporto Ezeiza di Buenos Aires c’è un capannone gigantesco. Un capannone talmente pieno che non si riesce nemmeno ad entrare. Impilati in pacchi di cartone di tutte le dimensioni ci sono più di un milione di libri. Volumi provenienti da tutto il mondo, bloccati da settimane alla dogana.
“Tutta colpa dell’errata interpretazione di una recente normativa”, ha spiegato il segretario del Commercio argentino. Secondo questa legge, prima di realizzare un’opera commerciale, occorre certificare che gli inchiostri impiegati non contengano più dello 0,06 per cento di piombo.
La norma in realtà dovrebbe entrare in vigore a giugno ma i funzionari della dogana hanno cominciato ad esigere la certificazione già da un paio di settimane. E i libri vengono confiscati.
C’è chi grida alla censura, chi all’isolazionismo economico. La presidente Cristina Fernandez de Kirchner vorrebbe proteggere così l’industria argentina, in forte difficoltà. Negli ultimi due anni, molti prodotti provenienti dall’estero sono stati di fatto proibiti. E' successo con gli elettrodomestici, i cellulari, i giocattoli.
Ma se non arriva la lavatrice tedesca si può sempre comprare quella argentina; se non arrivano i cellulari da Stoccolma ci sono quelli prodotti a Buenos Aires.
Con i libri non funziona così. Bloccare i libri significa bloccare idee, pensieri, emozioni.
Che si tratti di chiusura ideologica o commerciale non fa differenza.
Così non si va lontano.

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