Sono a Londra, è mattino e con mia figlia guardo i programmi per bambini della BBC. C'è Mr. Tumble, un signore sui 45 anni, un po' grassottello, che fa il clown. Ma non è lui a catturare la mia attenzione, a colpirmi sono i suoi compagni di giochi. Sophie, Claire e Tyron hanno sui 9, 10 anni. Tyron e Sophie sono su una sedia a rotelle, Claire ha la sindrome di Down.
L'idea della trasmissione è di far passare una giornata particolare a bambini particolari. Insieme agli istruttori saltano sui tappeti elastici, giocano a curling (più o meno le nostre bocce) pattinano sul ghiaccio in carrozzella.
Mr. Tumble gioca, scherza, parla nella lingua dei segni per farsi capire dai bambini non udenti ma soprattutto racconta ai più piccoli la diversità con naturalezza.
Mia figlia guarda rapita e fa mille domande: vuole sapere perché quei bambini non possono saltare, correre e pattinare sulle loro gambe. Mr. Tumble dura mezz'ora e quando finisce quasi mi dispiace. Mia figlia vorrebbe vederne un altro ma non c'è.
Mia figlia guarda rapita e fa mille domande: vuole sapere perché quei bambini non possono saltare, correre e pattinare sulle loro gambe. Mr. Tumble dura mezz'ora e quando finisce quasi mi dispiace. Mia figlia vorrebbe vederne un altro ma non c'è.
Cambiamo canale, grazie al satellite possiamo vedere anche la televisione italiana.
Facciamo un po' di zapping tra tv pubblica e privata, non c'è grossa differenza. Mente alla BBC si racconta ai bambini la diversità, da noi c'è chi cucina la carbonara con le noci, chi tiene in braccio un canguro di pochi mesi, chi risolve il giallo dell'anno...
Non posso non farmi una domanda: chi sono davvero i diversi?
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