lunedì 20 febbraio 2012

Al Dievél

Lo vedi e capisci perché lo chiamavano il Diavolo. Il naso appuntito, la fronte alta tagliata da sopracciglia affilate, gli occhi spiritati. O forse la somiglianza non c'entra nulla e questo era il suo soprannome perché ha visto l'inferno, il fuoco, le fiamme, la morte della Seconda Guerra Mondiale. Germano Nicolini era un partigiano, comandante del terzo battaglione SAP, 77ª Brigata Manfredi di Reggio Emilia. Ha fatto la guerra di Liberazione, la Resistenza, il suo nome di battaglia era Al Dievél. Del resto, dicevano i suoi compagni, solo il Diavolo riesce a scappare in quel modo dai tedeschi.
Ma Nicolini non è stato solo un grande combattente, è stato anche un coraggioso uomo di pace. In prima linea nell’Italia della riconciliazione, ha difeso i prigionieri fascisti, ha evitato esecuzioni sommarie. Una vita da romanzo la sua, accusato dell'omicidio di un prete è stato arrestato e rinchiuso in una prigione dopo un processo finto. Ci sono voluti 14 anni per provare la sua innocenza. Nel tempo gli hanno dedicato libri, canzoni, documentari. Oggi al Dievél ha 93 anni  ma la sua storia è più che mai attuale. Oggi che di resistenza non ce n’è, c’è rassegnazione e sottomissione, si è persa la voglia di lottare e si accetta passivamente tutto quello che arriva.
Oggi come ieri c'è bisogno di diavoli e non di santi.

1 commento:

  1. Modena City ramblers dall album appunti partigiani con spiegazione nel booklet da parte di Luciano Ligabue...

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