venerdì 10 febbraio 2012

Il bianco e il nero


Il 10 febbraio del 1996 un computer dell’IBM soprannominato Deep Blue sconfigge per la prima volta un campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov. Ma a me piace raccontare un’altra storia, una storia di uomini e non di macchine. La storia di Robert James Fischer.

La testa china sulla scacchiera, intorno il silenzio. Il bianco e il nero si incrociano, si intrecciano con le strategie perse in fondo al cervello. Il segreto è riuscire a pensare una mossa in più del tuo avversario. E Robert James Fischer ci riusciva sempre. C’era riuscito contro il russo Spasskij, nel 1972, quando gli aveva strappato il titolo, primo americano a diventare campione del mondo. Lo stesso titolo perso tre anni dopo per essersi rifiutato di difenderlo. Eccentrico, stravagante, talentuoso, folle, innovatore, geniale. Sul prodigio Bobby Fisher si sono sprecati centinaia di aggettivi ma nessuno ha mai centrato in pieno una personalità così complessa. Prima eroe nazionale della ‘Guerra Fredda’ per aver battuto il russo, poi traditore della patria, arrestato in Giappone proprio su mandato degli Stati Uniti. Non gli hanno mai perdonato quella partita giocata in Jugoslavia nel 1992, quando il Paese era sotto l’embargo dell’Onu.
Asociale, a tratti dissociato, talmente solitario da ritirarsi in Islanda come un eremita, da scegliere Reykjavik per continuare a giocare tornei di scacchi in incognito su Internet, e per lasciarsi morire senza farsi curare. Fischer è il personaggio che meglio incarna le contraddizioni del gioco degli scacchi. Un caro amico che su di lui ha pubblicato uno splendido libro, ha scritto: “gli scacchi sono il gioco più intelligente e violento che esista”. Io aggiungo controverso. Il bianco attacca, il nero difende ma nemmeno questo è vero. Quando si guida un esercito con una regina, pedoni, cavalli, fanti, torri, impegnati a difendere un Re, è vero tutto e il contrario di tutto. Ma l’unica cosa che conta è pensare una mossa in più del tuo avversario, indovinare la casella che fa la differenza. Quella casella che alla fine, per uno strano gioco del destino, a Bobby è mancata. Robert James Fischer è morto nel 2008, aveva 63 anni. Il numero delle caselle di una scacchiera è 64.

1 commento:

  1. Bel pezzo. Fischer e l'ultima stagione islandese. Non sapevo. E un po' mi commuove.

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