Questa storia comincia a Libreville 19 anni fa. Il 27 aprile del 1993 un DHC-5 si schianta in mare a poche centinaia di metri dalla capitale del Gabon. A bordo c'è la nazionale di calcio dello Zambia, sta andando in Senegal a giocarsi la qualificazione ai mondiali del 1994. Ma il pilota è stanco, ha la testa pesante e i riflessi rallentati da due scali e un viaggio di ritorno dalle Mauritius, dove è andato riprendere proprio la squadra. Un motore prende fuoco, la strumentazione di bordo va in tilt e lui disattiva quello sbagliato. Nessuno sopravvive allo schianto sull'Oceano Atlantico. A ricordare quel giorno un monumento davanti allo stadio di Lusaka, la capitale dello Zambia.
Si chiama "il cimitero degli eroi" ed è una specie di piramide esagonale con sopra un pallone da calcio. Incisi sul cemento i nomi dei calciatori e dello staff tecnico. Nazionale sconosciuta quella dello Zambia, un passato con due finali in Coppa d'Africa e zero partecipazione ai Mondiali. Ma nessuno in questo piccolo paese dell'Africa centro-meridionale ha mai dimenticato quella partita giocata in Corea del Sud, alle Olimpiadi di Seul del 1988, quando i Chipolopolo (proiettili di rame) batterono quattro a zero proprio l'Italia. Poi l'incidente del 1993 e di nuovo il nulla, almeno fino a domenica scorsa. Si sono viste poche immagini e non tutti i giornali ne hanno parlato ma due giorni fa lo Zambia ha vinto la sua prima Coppa d'Africa. Nessun club europeo, nessun squadra importante per gli undici che hanno battuto in finale la Costa d'Avorio, otto a sette ai calci di rigore. I Chipolopolo sono entrati nella storia e lo hanno fatto proprio a Libreville, la capitale del Gabon, lì dove 19 anni fa sono morti i loro compagni.
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