venerdì 16 marzo 2012

Melting Pot, maybe not

Roma, Stadio Olimpico, sulla pista d'atletica la neve, in campo 30 bestioni in calzoncini e maniche corte. C'è Italia-Inghilterra di rugby. Termometro sotto lo zero, ad ogni mischia le magliette bianche e azzure sputano sudore e fumo. Ad ogni pausa i 72 mila sugli spalti sputano cori e birra. Tanti inglesi, quasi tutti vicino a me. Meno male che il rugby è lo sport del fair play. Che bello ci sono anche le famose famigliole con i bambini, ne ho una proprio davanti. A sinistra il padre, biondino sulla quarantina. A destra la madre, biondina sulla trentina. In mezzo i figli, biondini sulla decina. In fondo il rugby è anche un trovarsi di culture diverse, penso, molto diverse.
Io e il mio amico sembriamo Messner e Armaduk. Cappello, sciarpa, guanti, giacca termica, sette strati di magliette, pantaloni (la tentazione della calzamaglia è stata forte) e scarpe da trekking, lui addirittura stivali di gomma antineve. L'omino Michelin in confronto è agile come Husain Bolt. Abbiamo difficoltà perfino a sederci sui seggiolini dello stadio. Ma fa freddo, tanto freddo, troppo freddo. E' una questione di sopravvivenza, non di estetica. Non la pensa così la mammina biondina, visto che ai suoi bambini ha infilato due felpe rosse con il cappuccio. Belle eh! Ma di cotone! Capisco perché queste due culture difficilmente si trovino lontano da una palla ovale.

1 commento:

  1. E non hai visto niente Alessio! : a Londra (e te lo dico per esperienza personale) le ragazze vanno in giro con gonne pericolosamente corte, ballerine ai piedi e... senza calze. Mi dirai "e che c'è di strano?". Niente. Se non fosse che vanno in giro così a dicembre, di notte, con una temperatura di -10. L'Inghilterra la amo anche per questo : è piena di gente meravigliosamente controcorrente e... con l'antigelo nel sangue.

    D.

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