venerdì 20 gennaio 2012

La solitudine del soccorritore

E' notte, una delle tante. Hai tutto quello che ti serve, radar e radio accesi, mappe nautiche, orari di partenza e arrivo delle navi, caffè. Al di là della vetrata c'è il mare ma non si vede. Sono anni che non lo vedi davvero, chiuso nel tuo ufficio sul molo del porto. Il faro scandisce i tempi illuminando il vuoto, tutto nero. In fondo, pensi, il tuo è un lavoro anche noioso. Poi il telefono squilla, ti coglie quasi di sorpresa.
Un sussulto, la tua divisa bianca si macchia di caffè e comincia la serata più lunga della tua vita. Trecentosessantaquattro notti l'anno fila tutto liscio, attacchi alle 22, stacchi alle 7 e il massimo che ti può capitare è che una barca di pescatori della domenica si perda in mezzo al Mediterraneo. Ma questa non è una notte come le altre. Devi capire cosa sta succedendo veramente su quella nave, devi intervenire. Sei come un centometrista, ti alleni un anno per correre pochi secondi. Ci vuole concentrazione, sangue freddo, devi fare le chiamate giuste. La radio è impazzita, il telefono non smette di squillare, tutto intorno è il caos. Ma tu non sei mai stato così solo.

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