giovedì 23 febbraio 2012

La farfalla granata

Questa è una storia di coincidenze e fatalità. La storia di un calciatore che se fosse ancora vivo, oggi compierebbe 69 anni. Ma non lo avremmo visto in un salotto televisivo a parlare di arbitri e moviola, a recitare un copione già scritto e condito di banalità e retorica. Si perché Luigi (Gigi) Meroni era diverso, dentro e fuori dal campo.
Famiglia umile, orfano di padre, amava il calcio ma il pallone non gli dava da mangiare, così per aiutare sua madre e i suoi due fratelli disegnava cravatte di seta. Gigi però continuava a giocare, a crescere e a piacere, prima ai dirigenti del Como, poi a quelli del Genoa, infine a quelli del Torino.
Meroni arrivò alla corte di Nereo Rocco nel 1964. C’erano voluti decenni per ricostruire una squadra di buon livello dopo lo schianto di Superga. Ancora vivo il ricordo della strage del ‘‘Grande Torino’’ (4 maggio 1949). A proposito di coincidenze, il pilota di quell’aereo si chiamava proprio Pierluigi Meroni.
A Torino Meroni aveva subito conquistato i tifosi. Lo chiamavano la ‘‘farfalla’’, la ‘‘farfalla granata’’: per il suo stile di gioco, per il suo abbigliamento. Gigi non era un attaccante qualsiasi, amava la pittura, la musica, i vestiti. Era un dandy, un ribelle, un anticonformista, un eccentrico che girava per le strade di Torino con una gallina al guinzaglio. Aveva intelligenza e cuore. Amava Cristiana, la ragazza del Luna Park, la donna della sua vita. Quella vita finita troppo presto, a 24 anni. Il 15 ottobre del 1967 il Toro batte la Sampdoria 4 a 2, Meroni lascia il ritiro con un compagno. I due attraversano Corso Re Umberto, forse senza troppa attenzione. Meroni viene travolto da una Fiat 124, muore poche ore dopo in ospedale. Alla guida della macchina c’è un giovane torinese di buona famiglia, si chiama Attilio Romero. Quell’Attilio Romero che 33 anni dopo diventerà presidente del Torino e cinque anni più tardi lo farà fallire. Ma questa  è una storia di fatalità e coincidenze, la storia di una farfalla che diventa icona e si fa leggenda.

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