mercoledì 26 ottobre 2011

Reset

Ogni volta la stessa sensazione. Smarrimento, ansia, paura. Dura poco, quattro-cinque secondi, non di più, poi passa ma mai del tutto. Ti lascia addosso un senso di precarietà. Hai gli occhi aperti, ti guardi intorno, è tutto buio. E quel buio lo hai voluto tu, lo hai cercato tu, perché sei abituato così, da quando eri bambino. E' tutto nero e anche se ti conosci bene ritrovarti è difficile. Ascolti il tuo respiro, scavi tra i tuoi ricordi. Hai bisogno di certezze, riferimenti, anche solo fisici. Cerchi di capire chi sei, dove ti trovi e cosa devi fare. I secondi passano che sembrano minuti e se non ti regalano qualche indizio la paura diventa panico. Sembra come se qualcuno avesse schiacciato il bottone del tuo Reset. Per fortuna sono solo secondi, altrimenti sarebbe dura. Anche perché ti succede ogni mattina, da anni. E' il momento più fragile e strano della giornata, quello del risveglio.


martedì 25 ottobre 2011

La quinta stagione

Roma, 15 ottobre 2011. Giaglione, 23 ottobre 2011. Otto giorni, due cortei. Indignati e No Tav. In Piazza San Giovanni è finita male, tra i boschi della Val di Susa è andata meglio. Ma i Black Bloc non possono oscurare un qualcosa di più grande. Un sentimento, una voglia che parte da Lima e arriva a Auckland, attraversa l'Europa e l'Asia. Si può essere d'accordo o meno con la causa, ma l'effetto è dirompente. La gente scende in strada, si ritrova nelle piazze, si riprende la propria vita, ricomincia a sognare, a lottare. Il letargo è finito.

giovedì 13 ottobre 2011

Occupy B'Way



Una mattinata come tante a Manhattan, anche se a Manhattan una mattinata non è mai come le altre. Union Square, Midtown, lungo Broadway. Sinceramente non so cosa fosse. Ho chiesto ma nessuno ha saputo darmi una risposta. Forse una mobilitazione ecologista, di sicuro un gran bello spettacolo.


martedì 11 ottobre 2011

From Seattle to Sigonella

Arrivo a New York e Amanda è già qui. Mi guarda severa con i suoi occhi azzurri, glaciali, dalle prime pagine di tutte le riviste, e sono tante. Piange, ride, parla, sta zitta, cammina, sta seduta. "Amanda libera", "Amanda torna a Seattle", "L'Italia ci ripensa". In primo grado Amanda Marie Knox era stata condannata a 26 anni di carcere per l'omicidio della sua coinquilina, Meredith Kercher. La Corte d'Assise d'Appello l'ha assolta e scarcerata. Un doppio contraddittorio verdetto che negli Stati Uniti è apparso pura follia. Con un po' di invidia ricordo che per il suo caso si è mosso addirittura il Segretario di Stato americano, il ministro degli Esteri, Hillary Clinton. Un mezzo caso diplomatico. Amanda ora è ovunque, tra commenti al vetriolo che sanno tanto di pizzaspaghettiemandolino e titoloni contro la giustizia italiana. Allora penso a quella americana di giustizia. Penso alla strage del Cermis, a Silvia Baraldini, alla sedia elettrica che qui, in alcuni Stati, esiste ancora. E penso che per come la vedo io è meglio un colpevole in libertà che un innocente in carcere. "Sir!", la voce di un funzionario mi ricorda che sono all'ufficio immigrazione dell'aeroporto JFK. Devo fare in fretta, c'è la coda, ma prima di schiacciare la mano su un rilevatore ottico di impronte digitali ho il tempo per un ultimo pensiero. La mente vola a Sigonella, in Sicilia. Ma questa, mi dico, è un'altra storia. O forse no?

giovedì 6 ottobre 2011

Stay hungry, stay foolish

Qualche mela appoggiata sul marciapiede, fiori, lumini ad incorniciare la foto di quando era giovane. Steve Jobs è morto e la gente lo ricorda in processione davanti ad uno dei tanti Apple Store di New York. La cosa che colpisce di più sono tre post-it gialli, attaccati uno in fila all'altro. C'è scritto Leonardo Da Vinci, J. Gutenberg, Steve. Sono in tanti a credere che il paragone non sia poi così azzardato.