Questo è un post dedicato. Lo devo agli amici di una vita e non solo. Permalosi come pochi, burberi come solo gli umbri sanno essere. A modo loro si sono "risentiti" per un paio di considerazioni fatte sulla provincia su questo blog.
Lou Reed dice che quando sei nato in un piccolo paese c'è soltanto una cosa che puoi fare... andartene.
Io sono nato in un piccolo paese, ho passato 18 anni della mia vita a cercare un modo per andarmene, altri 18 a cercare un modo per non tornare. Forse perché quello che non puoi avere ti attrae come una calamita, forse per la curiosità quasi morbosa di scoprire posti nuovi, forse per la voglia di conoscere gente diversa. Fatto sta che più o meno da 20 anni sto in giro. Ma il paesello me lo porto sempre dietro e me lo tengo stretto. A proposito, per i “non addetti ai lavori”, il paesello si chiama Umbertide: 15mila abitanti stretti tra il Tevere e le colline a nord di Perugia, non lontano dalla Toscana. A molti che non lo conoscono il nome suona come quello di una medicina ("Infermiera, presto! Faccia al paziente 100mlg di Umbertide per endovena"), altri pensano ad un parco di divertimenti ("Umbertide, diecimila metri quadrati di giochi e attrazioni immersi nella verde Umbria”). Per me chi ci sono nato e cresciuto Umbertide è molte cose, piccole e grandi. E’ la mia terra, ci sono i miei affetti, è un amarcord di storie e personaggi.
Umbertide è le 8 pinte al pub Rosa Luxemburg con un amico che ora non c’è più e mi manca davvero tanto. La Renault 4 impantanata lungo il Tevere alle 4 del mattino. Le partite del Perugia allo stadio con mio padre. I vestiti di carnevale che mi faceva mia madre. Il ciccicocco. Il bagno alle cascatelle e nella diga di Civitella l’estate, perché il mare in Umbria non c’è. L’oca in porchetta, le salsicce grigliate, la torta al testo, le pannocchie rubate al contadino e cotte in mezzo al campo con i miei amici (li conto sulle dita di due mani ma quelle mani me la farei tagliare pur di non perderli). Le tagliatelle, il pollo arrosto e il dolce al mascarpone che mia Nonna cucinava per me e i miei cugini ogni domenica. Il "tuffo" nel vascone del mosto di mio Nonno. Le partite a pallone nel campetto dietro casa dalle 2 del pomeriggio alle 8 della sera. La nostra meravigliosa toponomastica (cit): Piazza Carlo Marx, Via Juri Gargarin, Via Primo Maggio. Le macchiette da bar come Trivilino, Gattamara, Arduino e Didonzo. Il pettegolezzo e l’invidia ma anche il sostegno e la solidarietà che solo le piccole comunità sanno dare.
La lista è lunga e magari con il tempo la completerò. Nomi, aneddoti, situazioni per dire che Umbertide mi manca, mi è sempre mancata. Mi manca la mia famiglia, mi mancano i miei amici. Oggi torno sempre di meno, di certo non quanto vorrei. Ma ogni volta che sulla E-45 vedo quel cartello blu e bianco qualcosa dentro si muove, mi sento bene e penso che, in fondo, non me ne sono mai andato.